Giovedì 13 novembre 2008

Smontata dal Journal of Clinical Epidemiology la metanalisi del Lancet

Definitivamente sconfessata la metanalisi di Shang che aveva svilito l'omeopatia a semplice effetto placebo

A distanza di qualche anno, sulle pagine del Journal of Clinical Epidemiology viene smontata la metanalisi con cui Shang ha svilito l'omeopatia a semplice effetto placebo: è stato sufficiente esaminare gli stessi dati con un occhio più attento...

Bei tempi quando le metanalisi erano l'oppio del popolo (scientifico): adesso sono diventate dinamite contro l'omeopatia e bisogna fare di tutto per disinnescarle. Ci provano (e secondo noi ci riescono) Rainer Ludtke e A.L.B. Rutten sul Journal of Clinical Epidemiology. Il punto di partenza del loro lavoro è la metanalisi di Shang sui trial randomizzati in omeopatia, pubblicata da Lancet nel 2005. Questa revisione sistematica – ricordano gli autori – ha inizialmente preso in considerazione 110 trial che sono stati poi ridotti a 21 lavori di alta qualità metodologica. Infine, tra questi, il lavoro di Shang ha analizzato solo otto trial clinici che avevano la caratteristica comune di includere una ampia popolazione. Shang dall'analisi statistica dei risultati di questi otto studi, concludeva che "gli effetti registrati sono compatibili con l'ipotesi di un effetto placebo". La metanalisi è stata criticata largamente, ma Ludtke e Rutten introducono una nuova sostanziale e provocatoria variante: travolgono l'impianto classico del lavoro di Shang e applicano alla metanalisi parametri diversi da quelli che hanno guidato quel lavoro. Ludtke e Rutten infatti riesaminano i 21 trial inizialmente selezionati e definiti da Shang "di alta qualità" e ne estraggono i dati rilevanti, seguendo i parametri adottati in quella metanalisi: ampiezza del campione, tipo di malattia trattata, tipo di pubblicazione, qualità dell'analisi statistica, tipo di trattamento omeopatico, tipo di diluizione utilizzata. Inoltre per verificare quanto pesi nei risultati della metanalisi ogni singolo trial Ludtke e Rutten hanno omesso nelle valutazioni ognuno dei 21 trial, analizzando i rimanenti venti; un gioco di prestigio che permette di comprendere quale peso ogni singolo trial abbia nel risultato finale: insomma hanno composto una sorta di insalata di lavori scientifici, togliendo di volta in volta una spezia per verificare di quanto ogni volta cambiasse il gusto. I risultati di queste revisioni mostrano che l'omeopatia ha effetti significativamente diversi dal placebo (OR=0.76; 95% CI: 0,59-0,99; p=0,039). Quando poi gli autori restringono progressivamente l'insieme dei trial, considerando solo quelli con una popolazione più ampia, il valore di significatività sale continuamente sino ad essere massimo (p = 0,41) quando si considerano solo gli otto lavori di Shang che hanno il numero più ampio di partecipanti. Il cambio di marcia inserito da Ludtke e Rutten permette anche una sorprendente osservazione: i risultati negativi del lavoro di Shang sono influenzati da un singolo trial sulla prevenzione del dolore muscolare nei maratoneti. Le metanalisi non diventano, dopo questi rilievi, mostri di edilizia scientifica da abbandonare, ma lavori come questi sono una intelligente risposta ad una critica verso l'omeopatia che sembra nutrirsi di effetti limacciosi e che se non vede midolla e sangue non gode.

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Fonte: Massimo Saruggia