Barbara Montanari

Per Ambrogio, omeopatia o allopatia

La dermatite atopica canina (DAC) è una dermatite pruriginosa cronica frequente, la cui definizione risulta controversa in virtù della gran varietà fenotipica ed eziologica con cui si manifesta, tale per cui s’impone l’utilizzo di un termine a maggior spettro come “sindrome dermatite atopica canina”. Tale patologia rappresenta per il clinico veterinario una problematica notevole sia per l’approccio terapeutico (pluralità di farmaci con diversi effetti collaterali, terapie croniche, etc.), sia per la relazione medico-proprietario (costo, durata della terapia, gestione del paziente, etc.). Il caso clinico di Ambrogio permette di evidenziare come l’omeopatia possa essere considerata una terapia alternativa nei casi cronici di tale patologia, dove la terapia tradizionale, a volte, non solo non ha l’efficacia sperata, ma può indurre notevoli effetti collaterali con ulteriore aggravamento delle condizioni cliniche del soggetto. Terapia alternativa che, nel caso in questione, va presa in considerazione anche per il fatto che il soggetto si trova ospite di un canile municipale, in seguito a rinuncia di proprietà, quindi in una struttura pubblica dove il budget economico disponibile impone, purtroppo, scelte terapeutiche spesso all’insegna della “tanta resa, poca spesa”.Ambrogio, un dalmata di nove anni, ospite del canile municipale di Ravenna dal 2006, risulta affetto da dermatite atopica dall’età di circa due anni, trattata ripetutamente, sia dai proprietari, prima della rinuncia di proprietà, sia dai gestori del canile, con diversi protocolli terapeutici a base d’antibiotici, cortisonici, molecole immunosoppressive fino all’utilizzo di ciclosporina a cicli periodici. I trattamenti, accanto alla riduzione momentanea della sintomatologia hanno sempre indotto però effetti collaterali notevoli, tra cui anche fenomeni di micosi (da Malassezia pachydermatis), che prostravano progressivamente il paziente, fino ad arrivare ad un crollo notevole delle condizioni cliniche con cachessia, abbattimento sensoriale, astenia psicofisica imponente, riluttanza al movimento, debolezza, barcollamenti, anemia e un’insufficienza d’organo generalizzata; situazione che, inevitabilmente, ha obbligato ad avviare inizialmente una terapia d’urto per stabilizzare il paziente e, in seguito, un’inversione di rotta nel trattamento della dermatite atopica. Il soggetto viene così alimentato con mangime ipoallergenico e, inizialmente, si procede ad una terapia “disintossicante” rivolta soprattutto al fegato, per neutralizzare gli effetti tossici delle precedenti terapie allopatiche e preparare il terreno alla successiva somministrazione della terapia omeopatica.

In considerazione del peggioramento omeopatico in atto, il trattamento con Natrum muriaticum viene momentaneamente sospeso e si procede a terapia sintomatica, con disinfezione delle ferite mediante Calendula TM, applicazione sulle stesse di pomate sempre di natura omeopatica e somministrazione orale di Belladonna 9CH, Graphites 9CH e Pyrogenium 9CH, alternati a seconda del tipo di lesione dominante al momento. Si aggiunge anche Echinacea TM in somministrazione orale, per stimolare le difese immunitarie del soggetto. Questa terapia sintomatica di sostegno si protrae per un periodo di due mesi, con un quadro di piodermite che evolve progressivamente verso la sua risoluzione, con punte di riattivazione del processo flogistico ma sempre in forma più blanda. In seguito a tale periodo il rimedio di fondo viene reintrodotto una volta alla settimana, associandolo alla terapia sintomatica, la quale viene diradata, come somministrazione, progressivamente fino a sospensione. Importante è evidenziare che, accanto al progressivo miglioramento delle lesioni cutanee, il soggetto evidenzia anche un notevole miglioramento delle condizioni psichiche: maggior vitalità e partecipazione alle normali attività svolte all’interno del canile.

Alcuni mesi più tardi Ambrogio presenta notevole esoftalmo, congiuntivite, protrusione della terza palpebra, deformazione della regione sopra-orbitale con interessamento della zona fronto-nasale, atassia locomotoria con deficit propriocettivi notevoli: una TAC conferma il sospetto di massa retro-orbitale di natura non accertata. Ipotizzando che tale massa rientri in un fenomeno di sicotizzazione del soggetto o eventualmente di una psora interna latente, in considerazione della localizzazione della lesione e sperando in una natura ascessuale della stessa, si decide di procedere con la somministrazione di antibiotici (enrofloxacin e metronidazolo) per una decina di giorni in associazione con Arnica 5CH e Belladonna 9CH. Durante l’antibioticoterapia si assiste ad una fistolizzazione della lesione sopra-orbitale, con emissione di materiale purulento e risoluzione della patologia, evidentemente ascessuale, nell’arco di una settimana.

Nei mesi successivi, Ambrogio mantiene come terapia esclusivamente Natrum muriaticum 30CH a somministrazione settimanale ed applicazione topica di Calendula TM sulle lesioni cutanee, caratterizzate solo da eritema ed alopecia. Lesioni nodulari, con le stesse caratteristiche descritte in precedenza, si manifestano circa 6 mesi dopo la comparsa della massa retro-orbitale; accanto al rimedio di fondo, sempre a somministrazione settimanale, si affianca Thuja in diluizioni scalari, somministrazione mantenuta per i mesi seguenti. Si arriva infine, dopo altri tre mesi, ad una situazione clinica ottimale con lesioni cutanee in numero limitato che permangono esclusivamente nelle zone di sporgenza come gomiti e ginocchia. Si procede, come mantenimento, con la somministrazione mensile di una monodose di Natrum muriaticum 30CH e di una monodose di Thuja 30CH. A distanza di due anni dall’avvio della terapia omeopatica il soggetto non presenta alcuna lesione imputabile a piodermite né astenia psichica, evidente anzi il netto cambiamento caratteriale d’Ambrogio.

Dall’analisi di questo caso clinico, si può evidenziare come la terapia omeopatica abbia nettamente superato l’allopatia, dimostrando di riuscire a risolvere una patologia cutanea cronica come una dermatite atopica, ripristinando l’equilibrio psicosomatico del soggetto, senza manifestare quegli effetti collaterali drammatici della terapia allopatica che avevano ridotto il paziente in pessime condizioni psicofisiche. Un proprietario può essere sicuramente spaventato, oltre che dal peggioramento omeopatico, anche dai tempi particolarmente lunghi della risoluzione (anni), ma d’altra parte una patologia cronica che perdura da tempo non può risolversi nel giro di pochi giorni. Sicuramente il trattamento allopatico, in questo caso clinico, permetteva tale rapida risoluzione ma il risultato non era permanente. Viene quindi ribadito il concetto di come l’omeopatia vada considerata come un’arma in più che il medico possiede per affrontare una qualunque patologia, sia di natura fisica sia psichica, anche in associazione all’allopatia, non sia altro che per attenuare gli effetti collaterali di quest’ultima.

Fonte: Omeopatia33, 11 giugno 2009