Per Thomas Kuhn il Paradigma Scientifico è “Una costellazione di conclusioni, concetti, valori, tecniche, etc…, condivise da una comunità scientifica e usate al suo interno per definire problemi e soluzioni accettabili”. Ma il Paradigma Scientifico, adottato all’interno della nostra comunità scientifica può ammettere l’omeopatia?L’EBM (Evidence Based Medicine), che ufficialmente vede la sua nascita in un articolo su JAMA nel 1982 (1) e che trova il nume tutelare in David Sackett (2), fondando le sue affermazioni su una visione riduttiva e meccanicistica della Medicina crea un modello molto distante da quello espresso dalle CAM in genere e dalla omeopatia in particolare, cosicché anche in occasione di atteggiamenti di” apertura” i risultati sono quasi sempre sfavorevoli:cito, ad esempio, l’episodio in cui (novembre 2000) il comitato ristretto della “ Camera dei Lords” per le CAM, nel U. K., raccomandò ai ricercatori impegnati di dedicarsi alla dimostrazione dell’efficacia della CAM prima che allo studio del loro meccanismo d’azione, (3) creando dei presupposti allarmanti in quanto, se uno studio nega la efficacia di una terapia cade anche la dimostrabilità del meccanismo d’azione che in Medicina Convenzionale, è diverso per ogni sostanza farmacologia mentre, in omeopatia, si presume sia sempre lo stesso.Le “aperture” sono però eccezionali, anzi, in genere, si verificano atteggiamenti preconcetti di chiusura come, clamorosamente, nel caso dell’articolo di Shang comparso su Lancet nel 2005 in cui con una metanalisi per lo meno discutibile nella sua impostazione, si conclude che gli effetti della omeopatia sono paragonabili al placebo (4). Ma l’EBM presta il fianco a ovvie considerazioni critiche come quella di Smith che con ironia commenta sulle prove di efficacia del paracadute. D’altronde i medici nella loro pratica e senza molti pregiudizi trovano facilmente le alternative alla EBM, come illustra Isaacs, e per ogni tipo di modello ci sono le specifiche impostazioni.