La presidente della Società di Medicina Integrata reagisce ai dati Istat sul calo dei pazienti

ISTAT e Medicina Complementare: intervista al Presidente SIOMI

Repubblica - Inserto "Salute" del 20 settembre 2007

foto_bernardini.jpg

Quando sono usciti i dati Istat sulle Medicine non convenzionali, secondo i quali le persone che si curano con l'omeopatia sono calate di circa il 10 per cento (in assoluto un milione circa di italiani), non hanno reagito immediatamente. Poi, invece, hanno deciso di passare al contrattacco, per difendere la loro professione, il loro lavoro, i loro studi e i pazienti che in Italia usano le terapie non convenzionali. E hanno criticato chi, come il farmacologo Sergio Garattini, ha usato questi numeri per sostenere che il calo conferma "l'insussistenza di una medicina basata sulle impressioni anziché sull'evidenza". Simonetta Bernardini, presidente della Società, ha un altro punto di vista, ovviamente.

Dottoressa, lasciamo da parte Garattini, ma i numeri parlano chiaro: c'è una fuga dall'omeopatia.

Non credo proprio. Anzi, sta avvenendo il contrario. Ho sotto mano l'indagine Doxa 2005 – relativa all'anno precedente – che conferma un aumento progressivo del numero dei pazienti: dal 1999 al 2005 gli utenti sono aumentati passando da 6 a 9 milioni. E proprio la Doxa sosteneva che i cittadini che ricorrono saltuariamente all'omeopatia erano 14 milioni, circa il 23 per cento della popolazione.

Tuttavia l'indagine Istat è successiva e parla di altri numeri. Prendiamo per buoni i dati Istat: secondo lei perché ci sarebbero meno pazienti?

Le cure complementari in Italia le pagano i cittadini: solo chi può farsi rimborsare i farmaci viene agevolato. Ma la grande maggioranza delle persone paga di tasca propria medicinali e visite ambulatoriali. Insomma ci sono delle forti ragioni economiche. E poi c'è un particolare importante: nella fascia di età 0-14 anni non c'è diminuzione. Forse i genitori rinunciano all'omeopatia per se stessi, non per i loro figli.

Non le viene il dubbio che in molti abbiano avuto un ripensamento, anche in seguito ad alcune prese di posizione di scienziati, in Italia, e di istituzioni, in Francia e Inghilterra.

Beh, da noi il mondo scientifico ha dimostrato spesso di essere chiuso. Per quanto riguarda l'Inghilterra, ricordo che in quel paese ci sono diversi ospedali pubblici, dove l'omeopatia ha pari dignità. In Francia le cure omeopatiche sono molto radicate nella popolazione che difficilmente si fa influenzare da alcuni soloni.

Ma anche l'omeopatia vive in un mondo proprio, rifiutando il confronto con il mondo scientifico.

Non è assolutamente vero. Non posso parlare per gli altri ma la Siomi da anni ha sviluppato un lavoro importante: sono sempre di più i rapporti tra le Società scientifiche delle medicine complementari e quelle della medicina "classica". All'interno della Federazione delle Società scientifiche italiane (Fism) che raggruppa quasi tutte le Società scientifiche d'Italia, è nata una commissione per le terapie complementari di cui fano parte l'omeopatia e altre medicine. Non solo: in alcune università (Milano, Firenze, Chieti, l'Aquila), è aumentato il numero dei corsi di formazione. La verità è che si vuole ostacolare ad ogni costo il vero obiettivo: arrivare ad una medicina integrata, tra terapie non convenzionali e medicina classica. Come sta avvenendo in alcuni paesi europei e in America, dove 36 università si sono riunite in un consorzio per insegnare le complementari all'interno del corso di laurea in Medicina.

Lei sa che la medicina moderna si basa sull'evidenza scientifica e una delle accuse più ripetute contro di voi, riguarda proprio l'assenza di prove di efficacia.

Intanto l'indagine Istat 2007 dice che ben il 91 per cento dei pazienti ritiene l'omeopatia efficace: sfido a trovare numeri analoghi di consenso da parte degli utenti nei confronti dei farmaci in genere. Ma sulla ricerca, conferme scientifiche su agopuntura, fitoterapia e omeopatia sono numerose. Basta andarle a cercare. Chi dice che l'omeopatia è acqua fresca o che non ha evidenze, prove di efficacia, dovrebbe avere l'umiltà di consultare la letteratura scientifica. In realtà non c'è alcuna volontà di confronto: molti rimangono fermi alle loro convinzioni e neppure fanno lo sforzo di aggi0rnarsi. Noi offriamo un panorama degli studi realizzati, sulla rivista on line "Omeopatia33 ".

Eppure numerosi studi portano a risultati poco confortanti…

Noi abbiamo bisogno di moltiplicare gli studi che, peraltro, sono già in corso in alcune università. Si dovrebbe fare di più, ma sperimentare oggi costa molto. E le aziende omeopatiche non sono ricche. Servirebbe più ricerca pubblica, però viene ostacolato questo tipo di studi. L'omeopatia fa paura, perché mette in discussione molti interessi.

Fonte: Nicola Sasso