Venerdì, 3 novembre 2006

Interrogazione parlamentare

On. Zanella, al Ministro della Salute

Per sapere – premesso che:

gli italiani che utilizzano regolarmente le cure non convenzionali sono circa il 23 per cento secondo l’ultima indagine Doxa (2005) ma a conoscere queste terapie sono il 65 per cento e un italiano su tre vi ha fatto ricorso almeno una volta (indagine ISPO, 2003); più del 70 per cento della popolazione vorrebbe che fossero rimborsate dal Servizio sanitario nazionale (dati Censis);

circa 11 milioni di italiani ricorrono alla medicina omeopatica, per lo più senza abbandonare la medicina convenzionale, principalmente per la cura di patologie croniche come mal di testa e allergie; 12.000 sono i medici che prescrivono farmaci omeopatici e 7.000 le farmacie dotate di un settore per questi tipi di medicine (Rapporto Italia 2006 dell’Eurispes);

secondo l’indagine multiscopo condotta dall’Istat nel 1999, l’omeopatia è il sistema terapeutico più diffuso, con una percentuale di utenti pari all’8,2 per cento, mentre un italiano su cinque ha provato l’agopuntura, soprattutto per alleviare il dolore o per trattare stati depressivi e ansiosi, inoltre quasi due persone su dieci utilizzano la fitoterapia, nelle diverse forme e preparati oggi disponibili;

nel 2004 in Italia sono stati venduti 22,6 milioni di confezioni di medicinali omeopatici, il 3 per cento in più rispetto al 2003. I risultati in termini di mercato a valore sono, considerando i prezzi al pubblico, +6 per cento nel 2004, a quota 219 milioni di euro e +3 per cento nei primi sei mesi del 2005 con un corrispettivo di 112 milioni di euro;

l’omeopatia è oggi utilizzata da più di 300 milioni di pazienti in oltre ottanta paesi del mondo, principalmente in Europa; nel mondo oggi oltre 100.000 medici utilizzano l’omeopatia e in numerosi paesi l’omeopatia è inserita nell’ambito del sistema sanitario (India, Messico, Brasile). In numerosi casi (Francia, Italia, Spagna, eccetera), la prescrizione dei medicinali omeopatici, come quella di tutti i medicinali, spetta esclusivamente ai medici e ad alcuni professionisti del settore sanitario (chirurghi-dentisti, ostetriche, eccetera);

ogni anno, nuovi paesi garantiscono uno statuto ufficiale ai farmaci omeopatici;

in Europa, lo statuto del farmaco omeopatico è stato riconosciuto ufficialmente nel 1992 in tutti i paesi dell’Unione mediante l’adozione di due direttive sui farmaci omeopatici per uso umano e veterinario, testimoniando l’avvenuta integrazione di tale farmaco nella sfera medica e farmaceutica europea;

il Parlamento Europeo ha approvato nel maggio del 1997, una risoluzione nella quale, constatando la crescente diffusione di suddette terapie nella popolazione, si evidenziava la necessità di «garantire ai cittadini la più ampia libertà possibile di scelta terapeutica, assicurando loro anche il più elevato livello di sicurezza e l’informazione più corretta sull’innocuità, la qualità, l’efficacia di tali medicine»;

la maggior parte dei paesi dell’Unione europea, fra cui la Francia, hanno già trasposte nella loro legislazione le direttive europee e dunque inserito a pieno titolo le terapie non convenzionali nel loro servizio pubblico, oltre che nell’insegnamento universitario;

a differenza di altri Paesi europei (ad esempio la Francia), questi rimedi non sono rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale;

nel nostro paese l’omeopatia è considerata da anni come «atto medico» (deliberazione n. 51 del 1998, Ordine medici chirurghi ed odontoiatri provincia di Roma) Oggetto: Accertamenti attività professionale degli iscritti nell’ambito delle medicine complementari; la FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) a Terni nel maggio 2002 sanciva che le medicine non convenzionali (MnC) costituiscono un «atto medico», ipotizzando varie misure per la progressiva integrazione delle medicine non convenzionali, quali la promulgazione di una legge nazionale, o la compilazione dei registri dei professionisti nelle diverse discipline mediche). Il Nomenclatore tariffario nazionale le comprende fra le prestazioni erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, inoltre nel febbraio del 1999 una sentenza della Corte di cassazione, sezione VI penale, ha deliberato che commette reato di esercizio abusivo della professione medica (articolo 348 codice penale) colui che, sfornito della necessaria abilitazione professionale (attraverso il conseguimento della laurea, il superamento del prescritto esame di stato e l’iscrizione all’Albo professionale) prescriva terapie omeopatiche;

nell’aprile del 1999 il ministero della sanità costituiva presso il Dipartimento delle professioni sanitarie, delle risorse umane e dell’assistenza sanitaria, una commissione di studio per le medicine non convenzionali, alla quale veniva affidato il compito di individuare le diverse forme di medicine non convenzionali con l’obiettivo di predisporre eventuali misure atte a garantire un’adeguata tutela degli utenti. La commissione doveva inoltre verificare l’efficacia, l’appropriatezza e il rapporto fra costi e benefici; elaborare apposite linee guida per le pratiche di medicine non convenzionali eventualmente riconosciute; definire i criteri di accreditamento dei percorsi formativi per l’esercizio delle medicine non convenzionali, in modo da assicurare al medico un’adeguata professionalità e garantire all’utenza un’adeguata e corretta informazione, nonché elaborare apposite procedure per la rilevazione del consenso da parte dei soggetti interessati;

nel giugno del 1999 veniva approvata una legge nazionale, relativa alla razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale, il decreto legislativo 229, che inseriva per la prima volta le medicine non convenzionali nel proprio dispositivo di programmazione, qualificandole come «integrative» delle prestazioni sanitarie cosiddette essenziali. Fra le prestazioni citate erano comprese, infatti, anche quelle di medicina non convenzionale, anche se erogate da strutture non accreditate;

sono stati attivati numerosi corsi di perfezionamento e master in medicine complementari da diverse università italiane: Milano, Padova, Verona, Trieste, Firenze, Bologna, Roma «La Sapienza», Università della Calabria, della Tuscia, Siena, Chieti-Pescara, Napoli, Cagliari;

nei PSR (Piani sanitari regionali) di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Campania, Valle d’Aosta e Lazio, vi sono riferimenti alle medicine non convenzionali, talora vere e proprie azioni programmate. Hanno costituito commissioni regionali e/o comitati tecnico-scientifici e/o osservatori regionali e/o strutture regionali di riferimento per le medicine non convenzionali le regioni Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Bolzano, mentre Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Campania hanno poi finanziato ricerche sull’efficacia delle medicine non convenzionali; la regione Toscana ha finanziato poi una ricerca sul rapporto costo/beneficio derivato dal loro impiego. Sono state realizzate campagne di informazione alla popolazione o materiale informativo dalla provincia autonoma di Bolzano, dalle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Campania mentre la provincia di Bolzano ha anche erogato fondi a sostegno di enti, associazioni o a professionisti che effettuano le medicine non convenzionali. Incontri rivolti alle associazioni dei consumatori e ai giornalisti per un uso appropriato della medicine non convenzionali sono stati effettuati dalla regione Lombardia. Corsi di aggiornamento per medici e personale sanitario sono stati realizzati dalla provincia di Bolzano, dalle regioni Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Campania e Umbria, mentre il censimento delle strutture pubbliche che praticano le medicine non convenzionali è stato fatto sempre a Bolzano, in Emilia Romagna, Umbria e Toscana. La regione Lombardia infine ha attivato un memorandum di intesa quadriennale con l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) per lo sviluppo di linee guida tese alla tutela del consumatore e a un utilizzo appropriato della medicine non convenzionali;

sempre a livello regionale, è in fase ormai avanzata di formazione presso la commissione salute della Conferenza Stato regioni, coordinata dalla Toscana, un tavolo interregionale sulle medicine complementari;

a partire dagli anni ottanta sono stati presentati al Parlamento italiano diversi progetti di legge con l’obiettivo di pervenire alla regolamentazione delle medicine e delle pratiche non convenzionali e che nella XIV legislatura, conclusasi con lo scioglimento delle Camere il 10 febbraio 2006, sono state presentate più di 20 proposte di legge per la regolamentazione dell’esercizio delle medicine non convenzionali, arrivando a definire una proposta di testo unico di legge, che veniva approvata dalla Commissione Affari Sociali nel febbraio del 2004;

già dalla XIII legislatura una serie di proposte di legge per la regolamentazione di suddette discipline sono confluite in un testo unico: la proposta di legge «Disciplina delle terapie non convenzionali esercitate da medici» (AC 3891 e abb.), Testo approvato dalla XII Commissione della Camera dei deputati, in sede referente, il 23 gennaio 2001;

la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha espresso parere favorevole il 20 settembre 2000, sul testo unificato delle proposte di legge C. 3891, C. 5486, C. 5935, C. 5952, C. 6552, C. 6742, «Medicine non convenzionali»;

è doveroso garantire ad ogni persona il diritto di scelta del proprio percorso di cura e salute debitamente testato e, per quanto riguarda nello specifico l’omeopatia, sono disponibili circa duecento pubblicazioni riguardanti la ricerca clinica condotta con metodi scientifici convenzionali e valutazioni statistiche ed altrettante riguardanti la ricerca di base (in laboratorio e su animali). Tra i lavori clinici di migliore qualità metodologica, in circa la metà dei casi il risultato terapeutico nel gruppo trattato con il rimedio omeopatico si è dimostrato superiore a quello del gruppo di controllo (per lo più costituito dal trattamento placebo), in circa un quarto i risultati sono stati tendenzialmente positivi ma dubbi sul piano della statistica, in un quarto non si è registrato nessun effetto terapeutico del trattamento, come risulta per qualsiasi disciplina medica in sviluppo. Ne deriva che le medicine non convenzionali non sono più considerabili come una semplice moda;

le medicine non convenzionali si basano su diverso approccio al malato, che viene considerato nella sua complessità psico-fisica di essere umano; la cura è, infatti, ad personam, e questo ne fa un’importante integrazione della medicina tradizionale;

gli studi osservazionali sull’efficacia dell’omeopatia mostrano la soddisfazione dei pazienti in oltre il 70 per cento dei casi, mentre alcuni studi costo/beneficio indicano che chi si cura con omeopatia riduce il consumo di medicinali convenzionali; inoltre l’omeopatia è una terapia con scarsi o nulli effetti avversi -:

se non si reputi urgente assumere l’iniziativa di recepire nella legislazione nazionale le direttive europee in materia, legittimando e inserendo a pieno titolo le terapie non convenzionali di comprovata efficacia nel servizio pubblico;

se il Governo intenda riconoscere l’importante ruolo socio-sanitario dell’omeopatia e delle medicine non convenzionali in generale, proponendo l’approvazione di una legge quadro che ponga le basi di un percorso virtuoso di medicina integrata che abbia come obiettivo centrale la salute della persona.

Fonte: On.le Zanella