Il commento all’articolo di Smith su Bioethics

Traduzione di Tiziana Di Giampietro

Kevin Smith dichiara nell’articolo che egli “esamina le caratteristiche positive e negative dell’Omeopatia da una prospettiva etica”. La prospettiva è definita come “utilitaristica”. Quando si cerca su Wikipedia la parola “utilitarismo”, si trova questa spiegazione: è il valore morale di un’azione che viene determinato unicamente dalla sua utilità nel massimizzare l’utilità stessa e nel minimizzarne la parte negativa (l’utilità può essere definita come piacere meno dolore, soddisfazione delle preferenze, conoscenza o altre cose) così come inteso da tutti gli esseri senzienti. E’ pertanto una forma di consequenzialismo, nel senso che il valore morale di un’azione è determinato dal suo esito. Smith descrive il contesto dell’Omeopatia: seguendo la “Legge dei Simili” egli parla della “Legge degli infinitesimali”. Farò un commento sui limiti di tale relazione: mentre Smith rivendica di esplorare l’argomento scientificamente, il titolo del suo rapporto rivela la parzialità dell’autore: “Contro l’Omeopatia” non riflette l’atteggiamento di uno scienziato indipendente. Smith afferma che molti dei sintomi registrati sono altamente soggettivi: “Per esempio, dolori crampiformi seguiti da flatulenza offensiva, o feci giallognole liquide, che producono grande spossatezza (Echinacea angustifolia), …” che è il rimedio che occorre per trattare un paziente adeguatamente e in modo personalizzato. La descrizione soggettiva del proprio stato di salute è, a volte, obbligata anche in medicina convenzionale: ad esempio, il mal di testa può essere descritto solo in modo soggettivo. Nessuno può confermare o smentire che un paziente soffra di mal di testa o no, il medico è completamente dipendente dalla credibilità del racconto del paziente. Chissà se i pazienti che riferiscono d’avere il mal di testa siano davvero sofferenti? In caso contrario grosse quantità di denaro verrebbero spese per nulla.Smith afferma: “Fondamentalmente non c’è una base plausibile o razionale per supporre che sostanze che producono sintomi particolari possano curare quegli stessi sintomi”. Questo è in contrasto con le comuni conoscenze sui farmaci sin dal 1785, quando William Withering, pubblicò “Un resoconto sul Guanto di volpe e alcuni dei suoi usi medici (1785) ”. E’ noto che la Digitale può causare disturbi del ritmo cardiaco nelle persone sane; e che, al contrario, la Digitale viene usata per trattare pazienti con quel disturbo del ritmo cardiaco. In un altro punto Smith sostiene che “per determinare se una data sostanza provochi effettivamente un sintomo, sarebbe necessario fare un trial clinico nel quale le persone che ricevono la sostanza siano messe a confronto con altre che ricevono una sostanza di controllo (placebo)”. Per minimizzare il rischio di risultati falsi, in modo random, un numero abbastanza ampio di persone dovrebbe essere reclutata per il trial, dal momento che è comune e del tutto naturale per le persone sane, avvertire occasionali sensazioni corporee spiacevoli. Infine, per evitare errori il trial dovrebbe essere in “doppio cieco” (cioè né gli sperimentatori, né i soggetti testati, dovrebbero sapere quali persone ricevano la sostanza in esame e quali quella di controllo). Questo progetto di trial è perfetto ai fini della valutazione quantitativa (azione in base alla quantità di farmaco), ma non per quella qualitativa (azione in base al tipo di stimolazione).

Uno studio clinico recente, randomizzato, in doppio cieco, incrociato, controllato su volontari sani ha sperimentato una diluizione omeopatica di Aconitum napellus 30CH; questo studio ha esaminato se una distinzione può essere fatta fra le reazioni a breve termine dei volontari sani trattati con sostanza diluita omeopaticamente, Aconitum Napellus 30CH versus placebo. Dei 33 soggetti randomizzati per questo studio in doppio cieco, cross-controllato con placebo, 27 potevano essere inclusi nello studio. Lo studio si è articolato in due periodi di trattamento della durata di 7 giorni, ciascuno comprendente l’assunzione di un preparato di studio per 3 giorni e un periodo di wash-out di 4 giorni. Un gruppo fu inizialmente trattato con Aconitum 30CH e poi con placebo, l’altro gruppo ha ricevuto i due preparati in studio in sequenza opposta. I segni e i sintomi prima del primo trattamento e dopo ogni trattamento sono stati raccolti, valutati, ponderati e repertorizzati. Sulla base di questa metodica il medico, in cieco, ha valutato tali segni e sintomi come parametro outcome dello studio per descrivere le risposte a ciascuno degli studi programmati. L’analisi statistica dei dati è stata effettuata utilizzando il Wilcoxon-Mann-Whitney test. Le prove incrociate hanno prodotto significative differenze statistiche tra le reazioni verso Aconitum napellus 30CH e placebo (p=0,004). E’ stata dimostrata anche una differenza statistica tra le reazioni cliniche acute di soggetti che sono stati trattati con Aconitum 30CH o con placebo. Il disegno incrociato e comparato tra i partecipanti si è dimostrato adeguato a riconoscere l’impianto dello studio e l’analisi statistica di una piccola popolazione campione. Peraltro anche un disegno ristretto di studio campione poteva provare la validità dei primi proving hahnemaniani.
Legge degli infinitesimali – Hahneman ha usato i suoi rimedi a diluizioni semplici tra il 1790 e il 1800. Solo allora ha scoperto il metodo di dinamizzazione. La spiegazione scientifica del meccanismo d’azione delle alte potenze è ancora in studio ma è pur vero che possono essere usate potenze non elevate: per esempio, nella medicina antroposofica le basse potenze sono preferite. Tuttavia, la ricerca di Louis Rey, un fisico francese di fama, potrebbe dimostrare che le alte potenze (15CH) possono mostrare proprietà fisiche. Dopo questo lavoro di ricerca non si può più sostenere che medicinali omeopatici altamente potenziati, come il cloruro di sodio o il litio cloruro, non siano diversi dall’acqua pesante che non contiene tali sostanze. Inoltre Smith è corretto ad ammettere che gli studi omeopatici sono di solito scarsamente finanziati e che questa può essere la causa principale del numero limitato di studi omeopatici. Sorprendentemente, le metanalisi sono tutte positive per l'omeopatia; l'ultima di Lancet ha confermato un giudizio positivo per l'omeopatia quando i risultati sono stati interpretati con appropriatezza.
L’effetto placebo – Una analisi di studi clinici che hanno confrontato l’omeopatia col placebo, pubblicata sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che il placebo non ha alcuna azione. Gli autori hanno trovato poche prove, in generale, che il placebo abbia potenti effetti clinici. Anche se il placebo non ha avuto effetti significativi sui risultati oggettivi o di confronto, si erano visti piccoli benefici in studi con esiti soggettivi e continuativi per il trattamento del dolore. Al di fuori di trial clinici, non vi è alcuna giustificazione per l'uso di placebo. Quindi sono d'accordo con la frase di Smith che "l’omeopatia, come il placebo, dovrebbe essere basata, in effetti, sull’inganno dei pazienti”: dal momento che l'omeopatia funziona di più del placebo, come dimostrato in precedenza, sarebbe davvero una menzogna affermare che l'omeopatia funziona come placebo. Questo conferma l'impressione che la credenza nell'esistenza del placebo imita il comportamento religioso: nessuno ha mai visto il placebo, ma crede in esso come se fosse esistente. Credere nel potere del placebo è dunque un vero pensiero esoterico.
Un altro problema si verifica nel concentrare in poco tempo il confronto del farmaco verum vs placebo: se si ottiene la guarigione, ad esempio, dell’emicrania questa dovrebbe essere permanente senza bisogno dell’assunzione cronica di qualsiasi farmaco: tuttavia in medicina convenzionale le cefalee croniche devono essere trattate cronicamente; effetti placebo a lungo termine non sono mai stai descritti nella medicina convenzionale e non sono plausibili. La discussione sul placebo non spiega il punto: se si presume che il placebo funzioni la logica conseguenza della medicina convenzionale dovrebbe essere quella di usare il placebo come primo impiego in patologie non pericolose per la vita, perché è più conveniente e si presume essere efficace come il rimedio verum; solo se fallisce il placebo dovrà essere somministrato il farmaco verum. D’altronde, invece di pensare logicamente ed economicamente, è molto più facile crogiolarsi contro l’omeopatia che oscurare la grande quantità di costosi (molto costosi rispetto al basso prezzo dei farmaci omeopatici) farmaci, evidentemente inutilmente somministrati in medicina convenzionale.
Lo stesso problema, riguarda la logica conseguenza dell’ "empatia del medico omeopata": si suggerisce che il tempo speso dal medico omeopata conduce agli effetti incontrastati in omeopatia: se fosse vero, allora perchè 1) lo psicoterapeuta che spende una quantità molto maggiore di tempo con il paziente non ottiene la guarigione delle malattie? e 2) perché i medici di medicina convenzionale non spendono la stessa quantità di tempo con i loro pazienti? Anche in questo caso, l'ideologia sembra prevenire il pensiero logico. L’omeopatia contesta anche la validità diagnostica in medicina convenzionale: ogni volta che avviene una guarigione dopo il trattamento omeopatico in una malattia altrimenti non spontaneamente guaribile, il tutto in maniera improvvisa e sorprendente: o la diagnosi convenzionale viene seriamente messa in discussione anche quando formulata da un esperto professionista in una struttura di alta specializzazione, oppure la guarigione dalla malattia diventa una auto-guarigione.
Disutilità dell’omeopatia – Smith lamenta il rischio di non farsi curare con farmaci convenzionali e ulteriori disutilità potenziali includono lo spreco di risorse mediche. A questi concetti è facile rispondere. Per la prima obiezione rispondo: questo è vero. Non solo per l'omeopatia, ma anche per la medicina convenzionale: se il medico fa un errore, è il fallimento del professionista e non il metodo. Dato che in Austria l’omeopatia può essere somministrata solo da medici, gli aspetti medici sono presi in considerazione, perché gli omeopati sono in primo luogo dei medici e in secondo luogo prendono in considerazione un metodo terapeutico specifico (convenzionale o CAM). Quanto al secondo punto, evidentemente Smith non è un medico praticante: a causa della bassa compliance dei pazienti, una percentuale elevata di farmaci non sono usati dai pazienti. Dal momento che singoli rimedi in omeopatia sono a basso costo, sembra ridicolo sostenere che i costi dell’omeopatia siano elevati.
In conclusione, il documento di Smith sembra essere di parte e ignorare i recenti risultati. Inoltre, si nega il problema di più variabili: mentre gli studi in medicina convenzionale si concentrano solitamente in un unico parametro, in omeopatia sono presi in considerazione più parametri. Pertanto, lo sfondo filosofico della carta è superficiale e manca il bersaglio delle effettive esigenze dei pazienti. Il carattere dogmatico è deludente e ricorda dispute religiose di tempi passati. Gli omeopati moderni cercano di utilizzare un metodo valido, senza fanatismi, operando per il bene dei pazienti.

Fonte: Michael Frass

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