Manifestazione nazionale: "E' l'ora della legge!"

La medicina è una: quella che guarisce

Daniela Salvucci, APO Italia Delegata Marche

Prima di iniziare il mio intervento desidero ringraziare, innanzitutto, il Consigliere Regionale e Presidente della Commissione Sanità della regione Toscana; Fabio Roggiolani che, con infinita umanità, ha ascoltato le nostre difficoltà facendosi carico di sostenere i desiderata di APO Italia e della SIOMI per presentarle, poi, alla Federazione Nazionale dei Verdi, cui siamo grati per l'impegno profuso nell'organizzazione di questa manifestazione. Oramai da 18 anni mi curo con la Medicina Omeopatica e la mia storia è simile a quella di tanti altri pazienti che hanno deciso di curarsi con questa Medicina, non solo perché  sfiduciati dai risultati ottenuti con quella tradizionale, ma soprattutto perché  hanno riscontrato nel metodo di cura omeopatico il vero “prendersi cura” della persona. Sono una paziente che di “pazienza” ne ha e ne ha avuta tanta: quando il “superscienziato” di “Superquark” ha diffamato, senza alcuna competenza, questa Medicina; quando il Consiglio Nazionale di Bioetica ha “bocciato” le nove discipline riconosciute dalla FNOMECeO (Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri); quando il Ministro della Sanità stabilì di sospendere gli ECM (aggiornamenti continui in medicina) per i medici delle Medicine non Convenzionali; ed ancora, quando  un “fantomatico esperimento”, pubblicato dalla rivista scientifica inglese The Lancet, affermava che “noi” siamo tutti “affetti da effetto placebo”. Noi “popolo dei granuli” (ci hanno definito così) siamo considerati “diversi”; non siamo visti, ma “svisti” da tutti, perché o non fanno caso alla nostra esistenza, e quindi siamo invisibili, o ci attaccano dicendo che siamo “visibilmente” incoscienti; e, di conseguenza, dobbiamo difenderci dagli attacchi di chi ci considera "sciocchi e creduloni".
Da paziente omeopatica ho sofferto, lottato, gridato, soffocato, nascosto; in questi diciotto anni ho difeso la medicina omeopatica e, tuttora, mi trovo ancora a combattere contro pregiudizi inveterati. Ho scritto un libro che ha per titolo: "LA SIMILITUDINE IN OMEOPATIA. Cura dell’Anima e del Corpo nei racconti di una paziente", perchè penso sia più facile lasciar che "altri" non credano a ciò che vedono, piuttosto che convincerli che ciò che stanno vedendo sia la "verità". Ma non sono soltanto queste le difficoltà che noi pazienti omeopatici incontriamo nel nostro percorso, alla “ricerca” della  guarigione; soprattutto, non ci viene data la possibilità, quando siamo “ammalati”, di avvalerci di questo valido strumento di cura. Capita spesso che i pazienti (tutti) si sentano sballottati tra i vari orientamenti, ciascuno dei quali afferma di “possedere” la verità assoluta: si tratti della  Medicina accademica come di quella omeopatica. Purtroppo, una volta raggiunti i risultati, il maggiore ostacolo cui va incontro il paziente omeopatico non è il dover far capire perchè ha scelto di  curarsi con questa Medicina, ma  il far comprendere alle Istituzioni che sarebbe giusto avere la possibilità di avvalersi anche di un “protocollo terapeutico” diverso dal convenzionale; protocollo accettato e riconosciuto in moltissimi Paesi europei ed extraeuropei. Con ciò voglio sottolineare, anche se da “semplice paziente”, che c’è bisogno di un dialogo tra i cultori delle due Medicine, l'omeopatica e l'accademica, in modo da intraprendere un cammino in cui  il malato non si senta più  né “in colpa”  né, tanto meno, “da solo”, come spesso avviene ancora oggi.
A nome dei pazienti, chiedo alle Istituzioni se non sia giunta l’ora di affrontare seriamente l’opportunità di avvalersi, tra le differenti discipline, anche della Medicina omeopatica; opportunità di cui il paziente potrebbe avvantaggiarsi “sempre". Attuando ciò, si potrà avere la possibilità di affermare “tutti insieme” che la Medicina è UNA, “quella che guarisce”.

Fonte: Ufficio Stampa SIOMI