Relazione alla manifestazione: "E' l'ora della legge!"

Verso una medicina integrata

Donatella Linguiti, Sottosegretaria di Stato ai Diritti e Pari Opportunità

“Garantire ai cittadini la più ampia libertà possibile di scelta terapeutica, assicurando loro anche il più elevato livello di sicurezza e l’informazione più corretta sull’innocuità,la qualità, l’efficacia di tali medicine”: lo scrive nel maggio 1997 il Parlamento europeo nella risoluzione sullo stato delle medicine non convenzionali; il Consiglio d’Europa, nella risoluzione successiva del 4 novembre 1999, ne ribadisce l’urgenza negli stessi termini.
Quando parliamo di medicine non convenzionali ci riferiamo a chiropratica, omeopatia, medicina antroposofica, medicina tradizionale cinese, shiatsu, naturopatia, osteopatia e fitoterapia, terapie alle quali l’Europa ricorre in percentuale molto alta, soprattutto in Francia e in Germania, dove si arriva a punte del 50% della popolazione. Nel nostro Paese, invece, secondo gli ultimi dati ISTAT, questa scelta tocca solo il 13,6% della popolazione residente; una percentuale che appare irrisoria se non si traduce subito nel numero di 7 milioni 900 mila cittadini che scelgono di affidarsi ad altre cure. Dovremmo dire, più precisamente, cittadine, dal momento che la fisionomia del paziente tipo che nel nostro Paese ricorre a queste cure si declina al femminile: donna, età media 40 anni, laureata e residente nel Nord Italia, predilige l'omeopatia per curare sé, il compagno e i figli. Una fetta ampia della popolazione, dunque, che non vede riconosciuto il proprio diritto a concordare il sistema di cura più adeguato e che deve, al contrario, potersi rivolgere a operatori preparati e a metodi di cura certificati, pur se alternativi alla medicina tradizionale, anche nelle strutture pubbliche. Sono oltre un centinaio oggi in Italia le strutture pubbliche che forniscono prestazioni di medicina non convenzionale; in assenza di una legge nazionale, le regioni hanno infatti legiferato autonomamente.
Ed è proprio per ricordare la necessità di una legge nazionale che, nell’esercizio delle deleghe sulla salute delle donne che questo Sottosegretariato esercita, abbiamo ritenuto opportuno aderire alla giornata di oggi, che intende sensibilizzare il Parlamento alla rapida approvazione di una legge di regolamentazione delle medicine complementari.
Il provvedimento legislativo che auspichiamo tutela sia la libertà di scelta terapeutica del paziente che la libertà di cura da parte del medico, all’interno di un libero rapporto consensuale informato, oltre a introdurre nelle università e nelle scuole di specializzazione, accanto alla medicina convenzionale allopatica occidentale, anche una formazione di base nelle medicine e pratiche non convenzionali. Riteniamo che un punto qualificante potrebbe essere la promozione della medicina integrata, ossia una stretta integrazione tra medicina convenzionale e medicine non convenzionali che presentino prove di efficacia, dal momento che risulta riduttivo, ai fini della qualità delle prestazioni sanitarie, limitarsi a giustapporre pratiche convenzionali e pratiche non convenzionali, limitandosi ad aggiungere nella Carta dei servizi, al tradizionale elenco degli specialisti, anche lo specialista omeopata, agopuntore, e così via. Una medicina integrata che mette in primo piano il rapporto medico-paziente e integra il meglio delle medicine non convenzionali con il meglio della medicina convenzionale, secondo l’esempio di prestigiosi presıdi sanitari stranieri (lo Sloan Kettering Cancer Center di New York, la School of integrated health dell’università inglese di Westminster, il ‘Consorzio per la medicina integrata’ che unisce alcune facoltà mediche degli USA). Non si tratta di abbandonare la tradizione scientifica, bensì di potenziarla, utilizzando al massimo le possibilità della ricerca scientifica contemporanea; sarebbe opportuno che le università, nella loro autonomia didattica e nei limiti delle proprie risorse finanziarie, potessero istituire corsi di studio in tali discipline; che organi importanti come il Consiglio superiore di sanità fosse integrato con un rappresentante di ciascuno degli indirizzi riconosciuti; che, infine, si istituissero registri dei medici esperti nelle terapie e medicine non convenzionali, per passare, dopo questa prima fase transitoria, all’entrata a regime del nuovo sistema integrato. Sappiamo che alcuni disegni di legge sull’argomento attendono di essere esaminati e ci affidiamo, pertanto, al Parlamento, fiduciose che questa domanda possa avere una risposta adeguata in tempi brevi.

Fonte: Ufficio Stampa SIOMI