AMIOT, FIAMO e SIOMI rispondono alle speculazioni anti-omeopatia

 

COMUNICATO STAMPA – Firenze, 10 giugno 2019

Perché le migliaia e migliaia di morti della malasanità non fanno notizia mentre un caso di malpractice da parte di un medico omeopata riempie le pagine dei giornali?

La sentenza che ha condannato a tre mesi i genitori del bimbo morto due anni fa per le complicanze di un’otite ha riacceso gli attacchi all’omeopatia, piuttosto che, come avrebbe dovuto essere, all’operato di un singolo medico che non sembrerebbe aver saputo riconoscere i limiti di una condotta terapeutica. Il bambino era seguito da un medico che ha scelto in quella situazione clinica di utilizzare la terapia omeopatica. Sappiamo che l’otite è una delle patologie infantili più comuni, generalmente ha una causa virale ed è risaputo che porta spesso a un abuso di antibiotici, che non vanno usati quasi mai in prima istanza, ma che vanno usati se la terapia antiinfiammatoria instaurata non ha avuto successo. In questa finestra temporale una terapia omeopatica corretta può essere in genere in grado di risolvere la situazione, e questo è quanto anche emerge dalla letteratura disponibile, tra cui uno studio indiano che ha comparato casi trattati omeopaticamente con casi trattati in modo convenzionale (Sinha MN, Homeopathy. 2012 Jan; 101(1): 5-12). Non è un caso che il 30 % dei pediatri in Italia usi la medicina omeopatica nella propria pratica clinica, riuscendo così a limitare l’impiego di farmaci più impegnativi. Nel caso in esame il problema è nato dal non aver preso atto dell’insuccesso della terapia proposta e dal rifiuto di un trattamento che avrebbe messo in sicurezza il bambino. L’omeopatia è uno strumento nelle mani del medico, che lo integra nella sua pratica secondo le evidenze che vengono dalla letteratura e dalla sua esperienza. Permette spesso di evitare il ricorso a trattamenti più aggressivi, laddove questo è possibile.

Si è fatto di un errore medico, perché di questo evidentemente si tratta, l’occasione per criminalizzare un intero approccio, come se nella medicina in generale non esistesse il problema degli errori medici.

Negli Stati Uniti qualche anno fa Martin Makary e Michael Daniel della Johns Hopkins University hanno pubblicato su British Medical Journal un articolo (Medical error – the third leading cause of death in the US) sul tema degli errori medici letali.
Makary e Daniel avevano utilizzato i dati di quattro studi diversi (e tra questi uno studio dell’U. S. Department of Health) per calcolare il tasso medio di decessi dovuti a errori medici negli ospedali americani. L’hanno quindi applicato ai trentacinque milioni di ingressi ospedalieri avvenuti nel 2013 e da qui ne hanno tratto la cifra spaventosa che fa dell’errore medico la terza causa di morte negli Stati Uniti.
I ricercatori avevano anche sottolineato che si poteva trattare di una stima al ribasso perché non erano stati in grado di conteggiare le morti avvenute fuori dalle strutture ospedaliere.
E in Italia?
In assenza di numeri ufficiali precisi si può basarsi su quanto riportato dalle compagnie assicurative. Secondo l’Associazione nazionale fra imprese assicuratrici (Ania) tra il 1996 e il 2006 si è passati da 17mila segnalazioni di casi di malpractice, non necessariamente letali, a 28mila nel 2006. Nell’ultimo decennio inoltre il numero di pazienti italiani che si sono rivolti alla giustizia per ottenere risarcimenti contro gli errori medici è in forte aumento. Il rapporto annuale della compagna di assicurazione Marsh su Medical Malpractice in Italia dice che nel periodo 2004-2014 tra gli errori più comuni vi sono quelli chirurgici (31 per cento), gli errori diagnostici (16 per cento), terapeutici (10 per cento), infezioni (3, 6 per cento) ed errori da parto/cesareo (3, 16 per cento).
Forse la risposta alla domanda iniziale è: perché sono vittime di un sistema che troppi interessi forti sono complici nel voler conservare così com’è.

AMIOT, il Presidente Dott. Marco Del Prete
FIAMO, la Presidente Dott.ssa Antonella Ronchi
SIOMI, la Presidente Dott.ssa Simonetta Bernardini

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